venerdì 5 agosto 2011

Sami

Un mese fa Sami è venuto alla Tana. Cercava Piero. Lo ha aspettato che tornasse dal lavoro e io intanto l' ho investito di parole, come al mio solito. L'ho piazzato davanti al computer e gli avrò letto 27 poesie, poveraccio. Fra tutte lui ne ha scelta una ( forse perchè non ne poteva più e non sapeva come bloccarmi).
Ha scelto la più semplice.
Mi ha guardato un attimo e mi ha detto: " Questa mi assomiglia, mi piace questa, me la scrivi su un pezzo di carta?"
Poi è arrivato Piero e ce ne siamo dimenticati.


Ho trovato un fiore
tra le macerie.
Gli ho chiesto
stupita
se rimpiangesse
non essere nato su un prato.
E' questo il mio prato
ha risposto ridendo
fra polvere e sassi
io sono Poesia.
Sono un fiore ribelle.

Non conosco altra via.

Ciao Sami. Buon viaggio.



giovedì 4 agosto 2011

mercoledì 3 agosto 2011

La Tana va in Cantina!





18 19 20 AGOSTO + 21!


La tanaliberitutti\tutte si sposta in Basilicata, a Barile, provincia di Potenza.

Cogliendo l'occasione di una festa mitica che si svolge già da svariati anni, e dove, come dal primissimo anno, sarà presente il BigDread Sound live ( un bacio a lui),scompariamo da Roma per qualche giorno e ci trasferiamo in una delle meravigliose cantine scavate nel tufo, che ogni agosto per Cantinando, a Barile, riprendono vita, colore e suono.

La Tana gestirà allo stadio il Campeggio assolutamente gratuito e disponibile di servizi, e dove per tutto il giorno ci accompagnerà una dance hall degna di nota! Vi farei vedere solo un attimo il delirio dentro la Tana, dove i nostri "tecnici" stanno sistemando l'attrezzatura per il Sound!
La sera in cantina sarà un viaggio nel mondo dei Briganti, sparsi tra i ribelli di oggi e di ieri.
Il tutto annaffiato dallo splendido Aglianico del posto e dalla mitica "Tanara", grappa superba auto prodotta da questi ragazzacci, dal filare alla bottiglia!

Vi aspettiamo.

http://youtu.be/PoE9tzMTs3o


Per info.più dettagliate venite a trovarci n via G. Pitacco 44. Roma ( zona prenestina)

Solidarietà attiva ai compagni di Palermo

Questa mattina all'alba, a Palermo, la polizia ha dato inizio allo sgombero dello studentato occupato Anomalia.

Al momento dell'irruzione della sbirraglia erano presenti all'interno della struttura alcuni compagni che sono stati trattenuti in stato di fermo per alcune ore.

Un luogo che è stato strappato all'incuria ed all'abbandono e che è stato attraversato da migliaia di studenti, precari, lavoratori e disoccupati, un luogo che ha visto decine di presentazioni, seminari, proiezioni che ha offerto alla città occasioni di socialità e di cultura altra che ha attraversato ed è stato attraversato da tutte le mobilitazioni da tutte le insorgenze che hanno interessato la città.

Un luogo che è stato una ricchezza per la città e che chi la governa, a vario titolo, vuole restituire al degrado. Sia chiaro che questo non avverrà e che come sempre la risposta sarà ancora più lotta.

Al momento davanti all'Anomalia si sta svolgendo un presidio a cui i compagni di Palermo invitano tutti e tutte.

Seguiranno aggiornamenti da loro blog.

AGGIORNAMENTI:

PRESIDIO PERMANENTE DAVANTI ALL'ANOMALIA

ORE 18:00 ASSEMBLEA CITTADINA

PORTATE TENDE SACCHI A PELO E TUTTO QUELLO CHE POTREBBE ESSERE UTILE

NOI DA QUI NON CE NE ANDIAMO!


L'Anomalia è uno spazio occupato sito in via Archirafi, di fronte le Facoltà Scientifiche, occupato dagli studenti e dalle studentesse dell'Onda Anomala. Il progetto è di farlo diventare uno studentato autogestito e un punto aggregativo degli studenti e dei precari palermitani.

http://anomalia.noblogs.org/
http://www.infoaut.org/palermo

mercoledì 20 luglio 2011

20/7/2001

Niente Santini. Solo una lacrima. Carlo vive.

Genova solo ieri e non si speri che ancora non si spari ai liberi pensieri...

ASSASSINIO PREMEDITATO

La rabbia danzava
nelle strade roventi di Genova
messa a ferro e fuoco dalla sbirraglia
armata dello stato.
Noi paghiamo
Loro ci uccidono
Senza vergogna.

sabato 19 marzo 2011

TANAINRADIO Ieri briganti oggi e sempre ribelli.

Per ascoltarci, se per caso, distratti, giovedì scorso non ci avete seguito in diretta:

http://www.fusoradio.net/ascolta_flash.asp?fn=http://mirror.fusolab.net/~saverio/fusoradio/6908.mp3

Perchè la Resistenza va ricordata, perchè la Resistenza va vissuta, perchè la Resistenza va urlata!
Perchè la Storia non si cancella.

venerdì 18 marzo 2011

Ma che bella serata!

Grazie a tutti quelli che sono intervenuti ieri ai nostri controfesteggiamenti per la burla vestita a festa che lo stato ci ha propinato per venderci l'unità d'Italia come un evento che ci dovrebbe rendere orgogliosi.
La domanda sorge spontanea: ma se infiocchetti la merda, smette di puzzare?
E come giustificare il fatto che il giorno di festa è stato detratto dalle buste paga dei lavoratori come giorno di ferie?
Ma vaffanculo va...e il nostro vaffanculo lo abbiamo urlato ieri sera tutti quanti insieme, innaffiandolo di vino e grappa di nostra produzione, una bella pentola di fagioli e salsicce, una pasta e fagioli per gli amici vegetariani e tanta, tantissima voglia di dire: NO! NOI NON CI STIAMO!

Un ringraziamento ai ragazzi del FUSOLAB, che ieri ci hanno ospitato alla loro trasmissione radio del Giovedì e ci hanno dato la possibilità di dare la nostra versione della storia, ben diversa da quella che ci insegnano sui libri!

Stasera si replica all'A.I.A.S.P. in via Irpinia 50, con musica dal vivo. aperitivo" Alla Macchia"
mostra fotografica e la stessa rabbia di sempre, sventolata al posto di quel tricolore che ci vogliono far credere cosa buona e giusta!
Vi aspettiamo!

mercoledì 16 marzo 2011

E' giunta l'ora...

Ieri Briganti, oggi e sempre ribelli.

I DIECI COMANDAMENTI DEL BRIGANTE.



1. - Cercare di colpire sempre gli ufficiali e i graduati, è meglio uccidere un solo ufficiale che molti soldati (quando si colpisce la testa, le altre membra diventano inutili).

2. - Caduto l'ufficiale, gli uomini, senza direzione facilmente fuggono

3. - Non accordare mai quartiere ai feriti e ai prigionieri, ucciderli, scannarli e massacrare i cadaveri in modo da impressionare i soldati quando li ritroveranno.

4. - Il soldato quando si batterà, penserà sempre alla fine che l'aspetta se cade ferito o prigioniero e quando vedrà le brutte... scapperà...

5. - Esporre la vita per salvare un compagno, ucciderlo piuttosto che resti ferito o prigioniero dei soldati.

6. - Nei combattimenti corpo a corpo non fare le spacconate dei soldati di menare calciate di fucile; giuocare invece serrato di coltello; tirare colpi alla pancia e girarvi dentro la lama; si fanno ferite più dolorose, che si sentono subito, si vedono uscire fuori le budella, e difficilmente guariscono.

7. - Attaccare la truppa quando si ha la certezza di vincere, mantenersi nascosti, o fuggire quando non si è in numero e in posizione vantaggiosa.

8. - Mettersi tanto di notte quanto di giorno in posizioni elevate, possibilmente vicino a boscaglie, che offrono sicuro scampo, perché i soldati difficilmente vi si internano.

9. - Non risparmiare la vita dei soldati, mai e poi mai quella degli squadriglieri; far del tutto per averli vivi in mano per poi farne strazio.

10. - Durante il combattimento qualunque atto di insubordinazione o mancata obbedienza deve essere punita dal capobanda con una schioppettata nella testa.



Tra_passati dalla Storia.( I 150 anni di menzogna)

Non si andava a soccorrere nessuno, perché nessuno aveva chiesto aiuto. Non si andava ad abbattere nessun sovrano assoluto perché non si sostituisce un sovrano assoluto con un altro delle stesso genere. Non si andava a liberare nessun paese perché nessun paese era occupato da un altro popolo straniero.” Giuseppe Osvaldo Lu cera.



Si avvicina al galoppo la festa per il secolo e mezzo di unità, mentre la disunità furoreggia, quella ipocrita, quella vergognosa, quella ottusa. Anzi esplode in coincidenza della data una specie di festival di tutti i vizi che hanno reso tristemente celebre il Paese.

Tra i fori cadenti di uno stato burla, le leggi che umiliano la giustizia e un’ opposizione che “s’aduna vogliosa, si sperde tremante, per torti sentieri, con passo vagante”, lo spettacolo è allo stesso tempo desolante e affascinante. Affascinante per la sua assurdità e desolante come quella pubblicità per la festa dei 150 anni, fabbricata con gli stessi toni che si usano per vendere intimo griffato.


La storia non insegna, ma si ripete, tristemente uguale a se stessa,e mentre le vittime di allora sono le stesse di adesso,uguali sono i carnefici,

Purtroppo mentre lo spettacolo continua, non si può dire che l’analisi storica sia all’altezza della data, ma solo all’altezza del canovaccio di questa commedia dell’arte. Le solite cose: l’indipendenza che fu costruita da una piccola élite di intellettuali, l'annessione del Sud che fu una vera e proprio conquista, il nord costretto a togliersi il pane di bocca per mantenere il resto del Paese. Tutte cose in parte vere, dette e ridette, ma in parte anche semplici bugie e illusioni che i “signorotti” della lega ci propinano per convincerci di come il giorno della'”Unità d'Italia” sia da considerare una specie di lutto per chi fa parte della' altra metà del cielo.

Tanto per parlar chiaro un secolo e mezzo fa le manifatture del regno di Napoli erano già miseramente fallite e la sua marineria era agonizzante. Mentre il Nord, senza un mercato più ampio si vedeva chiusa la strada non solo dalle piccole dimensioni, ma anche dalle più evolute industrie francesi e tedesche.

L'unica verità incontestabile è che Lo Stato Italiano cominciò il suo inglorioso viaggio con un vero e proprio atto di terrorismo, il primo dei tanti che costellano la nostra storia.

L'Annessione del Sud da parte dei Savoia, fu un'immane tragedia, che costò la vita di tantissimi uomini, donne, vecchi, bambini, rei di difendere la propria terra.

Nei libri di Storia il Borbone è il cattivo e il Savoia il buono, Questa bugia propinata in tutte le salse cela solo l'eterna divisione tra oppressori e oppressi, sfruttati e sfruttatori.

Non c'è buono e non c'è cattivo, ci sono solo due dittature feroci e un popolo alla fame. Una verità che riduce la “gloriosa” spedizione dei mille a una mera guerra d'invasione che ci ha lasciato in eredità l'emigrazione di milioni di persone che fuggivano dalla povertà e umiliazione continua, due guerre mondiali, il fascismo.

Ancora oggi le menzogne sono le stesse, e lo Stato continua a propinare orrori vestiti da regali, chiamando”missioni di pace” vere e proprie spedizioni di guerra in terre che non cercano e non vogliono l'aiuto di chi li vede e li tratta come mere, semplici postazioni utili all'economia capitalista.

Gli operai vengono sfruttati e sottomessi, muoiono sui posti di lavoro, nell'indifferenza di chi si preoccupa solo di onorare i suoi morti vestiti da soldati,oggi come allora.



Le donne violentate dal potere, nelle carceri, nei Cie, nelle caserme, oggi come allora. Cambiano solo i colori delle divise.

Un pensiero di rabbia alla donna stuprata dalla sbirraglia pochi giorni fa in una caserma romana.

Il terrorismo continua, il terrorismo si è perpetuato nei secoli contro il popolo oppresso.

Al signor Bossi vorremmo dire che è il Meridione ad essere in lutto per questa data che, chissà come, solo oggi si decide di elevare a festa nazionale. ( detratta poi come giorno di ferie dalla busta paga dei lavoratori).

Questo nostro sunto vuole cercare di ricordare chi non si è sottomesso ieri, chi non si sottomette oggi.

Questo nostro sunto vuole sottolineare come il sistema repressivo verso ogni forma ideologica_organizzativa e non, antagonista al potere, abbia colpito ieri come oggi, con leggi crudeli e spietate, ogni dissenso.

Questo nostro sunto cerca, senza tema di smentita, di ricordare i morti nella guerra al brigantaggio, seguendo la scia di sangue fino ai giorni nostri, nelle carceri, sui posti di lavoro, nelle piazze, nei lager spacciati come centri di accoglienza per immigrati.



La legge Pica del 1863, che deferiva al tribunale militare non solo i briganti, ma chiunque potesse in qualsiasi modo essere elemento di_sturbo negli ingranaggi del potere, presenta fortissime e inquietanti analogie con la legge”reale” promulgata negli anni settanta contro il terrorismo degli “anni di piombo” e con le leggi Articolo 270, condotta con finalità di terrorismo, e 270 bis,formazione e partecipazione a banda armata.

Ieri Briganti, oggi e sempre ribelli. Loro ci calpestarono, noi ci vendicammo.



Garibaldi, eroe dei due mondi o bugiardo a tutto tondo

Garibaldi va a cavallo

va a cavallo tra due mondi

va a cavallo in Aspromonte

stringendo mani

imponendo sorrisi

spacciando speranze.



Eroe amato e odiato

penetrante e pungente

acclamato e confinato.

Vincendo e sbagliando

Garibaldi ha sbagliato

ha sbagliato a Teano

ha sbagliato a dì “Obbedisco”

doveva dire “ Io te piscio”.

P...



L'Italia dell'Ottocento era suddivisa in tanti piccoli stati, regni e ducati.

Il più grande era il Regno delle Due Sicilie, che comprendeva la Campania, l'Abruzzo, il Molise, la Basilicata, la Puglia, la Calabria e la Sicilia. Seguiva lo Stato Pontificio, che comprendeva grosso modo il Lazio, le Marche e l'Umbria. L'altro Regno era quello di Sardegna, formato dal Piemonte, dalla Liguria, dalla Sardegna, dalla Savoia e dalla contea di Nizza. Il Regno Lombardo-Veneto era sotto l'influenza austriaca, e per esso si combattettero le guerre d'indipendenza. Vi erano ancora presenti in Italia, con una loro indipendenza, il Granducato di Toscana, e i ducati di Modena e di Parma.

Al congresso di Vienna, atto a restaurare l'assetto europeo dagli gli sconvolgimenti della Rivoluzione Francese, la tendenza fu quella di rafforzare l'assolutismo monarchico e di impedire la diffusione delle idee illuministe repubblicane. Lo spirito della restaurazione fu perciò antiliberale e volto alla negazione del principio d

i nazionalità ( popolo sovrano).


Intorno alla metà del secolo le idee portatrici di socialismo e di democrazia raggiunsero comunque vasti strati di popolazione e divennero maggioritarie particolarmente in quelle regioni soggette a domini assoluti, acquisendo un grado diverso di attualità a seconda delle condizioni sociopolitiche e dello sviluppo culturale che esse riflettevano.. A Torino, Milano e, con maggior difficoltà a Firenze e Napoli si erano sviluppati negli ultimi decenni importanti iniziative culturali.

Molteplici erano in Italia le correnti d'opinione, che possono raggrupparsi in due grandi movimenti: quello dei conservatori dello status quo (aristocratici e nobili, uniti all'intero mondo contadino) e quello che auspicava un'Italia unita, governata da un potere borghese e monarchico (unionisti, annessionisti, federalisti, teocratici).

Facile farsi entusiasmare dall'ondata rivoluzionaria che sconvolge l'Europa e l'Italia stessa, se una lettura più attenta non mettesse in evidenza come, soprattutto in Italia, in sintesi, il processo di unità nazionale fu mandato avanti da alcune élite peraltro non concordi fra loro, ma che la maggioranza delle popolazioni che costituivano la futura Italia unita ne restarono estranee.



Le personalità di spicco furono molte tra cui: Giuseppe Mazzini, figura eminente del movimento liberale repubblicano italiano ed europeo; Giuseppe Garibaldi, repubblicano e di simpatie socialiste, per molti un eroico ed efficace combattente per la libertà in Europa ed in Sud America; Camillo Benso conte di Cavour, statista in grado di muoversi sulla scena europea per ottenere sostegni, anche finanziari, all'espansione del Regno di Sardegna; Vittorio Emanuele II di Savoia, abile a concretizzare il contesto favorevole con la costituzione del Regno d'Italia.

I Savoia cavalcano l'onda dei fermenti liberali e, in poche parole, perché troppo lungo sarebbe analizzare a fondo tutti gli aspetti del controverso periodo del Risorgimento,chiamano al governo i liberali, usando l'aspirazione nazionale all'unità come foglia di fico per coprire un progetto semplicemente espansionistico della corona.

Il processo viene affidato all'eroe rivoluzionario per eccellenza, Giuseppe Garibaldi che dopo la rivolta popolare di Palermo del 1860 parte alla volta di Marsala, imbarcando a Quarto i mille “eroi giovani e forti” destinati ad entrare in tutti i libri di storia dell'età moderna.

La propaganda fatta dalla monarchia sabauda fu eclatante: Garibaldi andava a liberare la popolazione del meridione sottomessa ancora a una monarchia straniera,il sogno d una bandiera comune sembrava sempre più vicino, e quella che in realtà fu una vera e propria annessione_invasione si vesti da “missione di pace e liberazione.”L'impossibilità dei Savoia di attaccare direttamente il Regno delle due Sicilie, per non contrastare gli interessi internazionali si trasforma in una vera e propria militarizzazione a tutti gli effetti.

Sarebbe divertente, se non fosse tragico, notare come il governo, dopo 150 anni, usi ancora gli stessi mezzi per propagandar invasioni che di pace non hanno nemmeno il sentore.

La domanda sorge spontanea: come avviene che quegli uomini, descritti dalla storiografia ufficiale come malmessi e disorganizzati, abbiano potuto avere la meglio sul forte esercito borbonico?

Come avviene che all'arrivo delle navi Garibaldine nel porto di Marsala, oltre le navi borboniche , sia presente anche la fotta inglese?

Una scena internazionale che gioca su accordi segreti, realtà come la Massoneria, interessi economici che, oggi come ieri, giocano con la vita del popolo oppresso per servire interessi politici che niente hanno a che fare con libertà dei popoli, l'eguaglianza, la giustizia.



Affascinate dalla sua personalità e convinte degli ideali che sventolava le masse popolari siciliane non esitarono inizialmente ad appoggiare le truppe garibaldine, unendosi ad esse.

Insorsero Palermo e Calatafimi.

Ben presto fu però ben chiaro che L'”eroe dei due mondi” aveva mentito su tutti i fronti e le sue promesse( Abolizione dei dazi e divisione delle terre regie tra i combattenti)solo lucciole per attirare consensi, mentre lanterne sono i veri scopi del re sabaudo, cioè lo sfruttamento e l'oppressione di un popolo già stanco e affamato.

Il primo episodio di repressione del Regno nascente è la rivolta di Bronte,un tragico avvenimento di repressione contro le masse popolari guidato da Nino Bixio.

Il Regno d'Italia comincia così, bagnato del sangue dei suoi contadini.







BRIGANTI SE MORE



Lo Stato italiano (leggasi sabaudo) è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l'Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri, che scrittori salariati tentarono di infamare col marchio di Briganti”

Tratto da Ordine nuovo del 1920. Antonio Gramsci.



Proviamo, solo per un attimo, a metterci nei panni di un contadino dell'epoca.

Una vita faticosa, a lavorare una terra arida, rubata ai boschi e alle pietre; la mancanza delle primarie necessità quali cibo sufficiente e acqua, una speranza di vita media intorno ai quarant'anni, analfabetismo. Parole come diritti e libertà nemmeno contemplate lontanamente, poi improvvisa una luce di speranza.

L'ondata liberale sembra arrivare anche in queste terre dimenticate, il popolo viene chiamato ad essere fautore stesso della sua libertà, non più privilegio dell' élite borghese.

In tanti seguono questo nuovo respiro, in tanti si uniscono alle truppe garibaldine.

Ben presto anche questo sogno crolla miseramente: ci si rende conto che i nuovi padroni sono peggio dei precedenti, il nuovo regno non porta cambiamenti immediati alla loro sorte, le condizioni di vita assumono nuove forme di degrado, le nuove leggi promulgate sembrano colpire sempre più duramente e crudelmente il popolo.

Le terre vengono confiscate e ridistribuite, bersaglieri e carabinieri occupano militarmente il territorio, la nuova legge di leva obbligatoria toglie forza lavoro alle famiglie. I poveri diventano sempre più poveri. Tra il 1861 e il 1865 muoiono circa trecento bambini su mille nati vivi.



La gente è esausta, si chiede perché cambiare padrone se nulla cambia. La gente è esausta e stanca di subire; in Calabria, Puglia, Campania e Basilicata si fa strada un nuovo serpeggiante desiderio: quello di difendere la propria terra dall'invasore.

Bande armate di briganti iniziano vere e proprie azioni di guerriglia verso le proprietà dei “ nuovi ricchi” e del nuovo regno.

Quelli senza cappotto”, come vengono definiti romanticamente i briganti dagli scrittori del secolo, vogliono trucidare “quelli col cappotto.”

Si rifugiano sulle montagne, protetti e nascosti dai contadini, accettando l'appoggio di chiunque sposasse la loro causa, persino dal clero e dagli antichi proprietari di terre coi quali condividevano l'intento di cacciare i piemontesi.

Il sud contadino si ribella e continua la sua lotta anche dopo la capitolazione del suo re nel 1860.

Gli strumenti di repressione usati dai piemontesi inauditi:legislazione d'emergenza, stato d'assedio permanente, tribunali militari, legge Pica (codice penale contro i reati di brigantaggio), deportazione in campi di concentramento d'intere famiglie colpevoli solo d'essere parenti dei briganti.

Lo strumento peggiore fu la fucilazione sommaria, immediata e repentina, senza processo.

L’esercito piemontese che si riteneva l’esercito «liberatore» dovette schierare nel Meridione cento ventimila uomini.

È una storia sanguinaria troppo velocemente rimossa.

Il genocidio del sud, da solo, fece più vittime di tutte le cosiddette «guerre d’indipendenza» assommate, ed era tutto sangue di ita1iani: «Vi furono battaglie, stragi, assedi, ma soprattutto si fucilò, a torto o a ragione, per mille cause diverse, senza null’altro che un sospetto vago, uomini, donne, vecchi, bambini persino» .
In tutto più di settemila partigiani dell’indipendenza, quelli che gli invasori — sui loro libri di storia — chiamarono «briganti», furono fucilati o ammazzati in combattimento, altri cinquemila furono arrestati. In totale si contarono ventimila vittime di quella «liberazione», o secondo altri, di quel genocidio che umiliò e calpesto la dignità e l’identità di quel popolo.

E lo affamò: da allora comincia il triste dissanguamento dell’emigrazione (cento ventitremila persone l’anno, quattordici milioni di esuli dal 1876 al 1891) che produce sottosviluppo nelle terre
Scrisse lo storico Giacinto De Sivo: «Ell’è una trista ironia lo appellar risorgimento questo subissamento del bel paese.
Briganti noi combattenti in casa nostra, difendendo i tetti paterni; e galantuomini voi venuti qui a depredar l’altrui?»


Fu una guerra civile feroce i cui effetti si fanno sentire ancora ai giorni nostri, se è vero com’è vero che il Meridione non si è più risollevato dalla sua condizione di arretratezza e subordinazione e da piaghe come la mafia. E se è vero che il fenomeno politico di questo scorcio di secolo, in Italia, si è coagulato proprio attorno alla critica allo Stato centralista e ad un progetto di stato federale che si richiama esplicitamente a Cattaneo . Si trattô insomma di una forzatura. Come scrisse Gramsci «un’Italia come quella che si è formata nel 1870 non era mai esistita e non poteva esistere».



Il brigantaggio fu una delle primissime manifestazioni di quella lotta di classe che iniziava a mettere radici in una società totalmente squilibrata e a vantaggio della borghesia e della nobiltà.

Il brigantaggio fu un vero e proprio fenomeno di sollevazione di popolo, un evento d'insorgenza puro e semplice,con aspetti fortemente sociali, ma anche e soprattutto con valenze politiche di estrema importanza.

Senza tema di errore possiamo tranquillamente affermare che la causa principale del brigantaggio rimane la secolare miseria del popolo contadino.

1861-1865, quattro “anni di piombo” per il novello regno italiano.

Tra le tante analisi che negli anni si sono succedute sul fenomeno del brigantaggio, la più semplice e vera è forse quella di un contadino analfabeta di San Fele, Vito Di Gianni, che catturato disse “ Fummo calpestati, noi ci vendicammo”.



LE BRIGANTESSE

Annodata Donna

abbracci un uomo

imbracci un fucile

negli occhi sbrecciati

i sogni ammazzati.

A.M.

E' comprovata , nelle vicende rivoluzionarie della seconda metà dell'ottocento, la presenza di un considerevole numero di donne nell'organizzazione brigantesca.

In questo contesto matura il dramma delle "brigantesse", che è dramma della rottura dell'equilibrio familiare, dramma di madri senza più figli, di ragazze orfane dei genitori, di vedove: è dramma di donne disperate che, ribaltando un ruolo stereotipo di rassegnazione e sudditanza, si dimostrano capaci di affiancare con coraggio i propri uomini e partecipare attivamente alla rivolta contadina.


Proviamo a dare un nome, un volto, una voce alle tante donne che, nel bene e nel male, sono state costrette da circostanze spesso gravose, ad aggregarsi alle tante bande che sono nate, in tutto il Sud, dopo l’Unità d’Italia. Solo da alcuni decenni si è iniziato a parlare, anche, di queste donne, dimenticate dalla storiografia ufficiale, che erano, per lo più, analfabete, semplici e che vivevano nella miseria, alla mercè dei più forti, latifondisti e briganti.


Lo stereotipo della donna, che si accompagna ai briganti, è una figura minuta, con, in mano, un fucile, vestita, alcune volte, al maschile, anticipando di quasi un secolo, una moda che permetterà al gentil sesso d’indossare, con grazia, i pantaloni.

Una distinzione da fare in primis è tra la “ donna del brigante” e la “ Brigantessa”.

Partiamo dal logico presupposto che in una banda di briganti, numerosa ed organizzata come tante nell'epoca, fosse indispensabile la presenza di una o più donne, per motivi di approvvigionamento, logistici, di collegamento o semplicemente affettivi. La “ donna del brigante” era quella che seguiva il suo uomo, datosi alla macchia, fosse lui il marito, l'amante o, più raramente, il figlio.

Molto spesso la scelta era obbligata: con la sparizione del compagno ella si trova sola, senza più forme di sostentamento, spesso oggetto di attenzioni indesiderate dai “ Galantuomini” e dai soldati. Il mercimonio e l'umiliazione le uniche alternative a questa scelta.

Numerosissimi i casi di stupri selvaggi di cui si hanno notizia e che non venivano condannati.


La “ brigantessa”è un esempio più raro, ma più sanguinoso e cruento.

Rivelatrice di contraddizioni è la vicenda di Filomena Pennacchio, una tra le più note "brigantesse". Figlia di un macellaio, nata in Irpinia nella provincia borbonica di Principato Ultra, fin dall'infanzia incrementò il povero bilancio familiare servendo come sguattera presso alcuni notabili del paese. Alcuni mesi dopo il primo incontro con Giuseppe Schiavone, famoso capobanda lucano, vendette per alcuni ducati il poco che aveva e lo seguì nella latitanza. La vita brigantesca la rese subito un'intrepida combattente, evidenziando le sue inclinazioni sanguinarie. Con Schiavone partecipò a furti di bestiame ed a sequestri di persona, trovando modo di meritarsi il rispetto e la simpatia di tutta la banda.


Non si sottrasse nemmeno all'omicidio, avendo preso attiva parte all'eccidio di nove soldati del 45° Reggimento di Fanteria nel luglio del 1863 a Sferracavallo.

Era altre sì capace di slanci di generosità come è testimoniato dal soccorso che offrì ad alcune vittime della banda Schiavone e per aver cercato di salvare alcune vite.

Di lei si disse anche, ma senza suffragio di prove, essere stata non solo l'amante di Schiavone ma anche di Carmine Crocco, il leggendario e riconosciuto capo di tutte le bande lucane e dei suoi luogotenenti Ninco Nanco e donato Tortora.


Il dramma delle donne del brigantaggio si consuma nell'indifferenza, quando non nel disprezzo, nel silenzio dell'opinione pubblica. Gli atti ufficiali dei Carabinieri Reali, quelli delle Prefetture, i fascicoli processuali le accomunano tutte ai loro uomini, non attribuendo mai alle donne del brigantaggio un ruolo di soggetto sociale autonomo.

Le cronache giornalistiche e gli scrittori coevi le descrivono solo come manutengole, amanti, concubine, " ganze", "drude", donne di piacere dei briganti. Ciò ha impedito di prendere in considerazione il fenomeno e non ha consentito uno studio più approfondito sui risvolti sociali e politici della rivolta delle donne meridionali.


Delle "brigantesse" restano oggi solamente le poco foto che la propaganda di regime ha voluto tramandare per una distorta lettura iconografica del brigantaggio.

Così, accanto a "brigantesse" che si sono fatte ritrarre - armi in pugno - in abiti maschili, vi sono le foto ufficiali dopo la cattura e, talora, dopo la morte in una postura innaturale.

Come i loro uomini, trucidati e frettolosamente rivestiti, legati ad un palo o ad una sedia, gli occhi rigidamente spalancati, con in mano i loro fucili e circondati dai loro giustizieri.

Macabro trofeo di una guerra civile occultata.


Emblematiche sono le foto che si conservano di Michelina Di Cesare, una delle pochissime "brigantesse" uccise in combattimento: alcune la ritraggono negli abiti tradizionali che ne risaltano la bellezza mediterranea.

L'ultima, scattatale dopo la morte, mette in evidenza lo scempio fatto sul suo cadavere.

Nelle macabre fattezze di Michelina, sconvolte dalla violenza, si può leggere tutto il dramma e le sofferenze dei contadini del Mezzogiorno.

Le brigantesse furono feroci, anzi più degli uomini. Abili, leste di coltello e di fucile. Coraggio ne avevano da vendere. Furono passionarie, eroine, crudeli, sottomesse e più spesso indipendenti e libere, anche nel passare da un letto all'altro.

Furono fiere di combattere per se stesse, per la propria terra e per l'indipendenza del Sud.



In molti casi le “donne dei briganti” venivano arrestate in stato di gravidanza. Oltre alla necessità di sentirsi donne, pur nelle condizioni disagevoli della vita clandestina, non è da sottovalutare il pensiero di alcuni storici che le gravidanze fossero un espediente per avere una pena più lieve in caso di cattura.

Seppur la giustizia, apparentemente, fosse meno severa con queste donne, il carcere borbonico era non meno duro di quello degli uomini e le condizioni pessime di igiene, l'insufficiente alimentazione, mettevano a dura prova le donne.


Immergendosi nelle biografie di queste “ guerrigliere” ci si trova in un mondo di donne derise, oltraggiate, incarcerate, maltrattate, dimenticate, ma vestite di una fierezza che spesso ha il colore del sangue. Sono donne che hanno imbracciato il fucile,condiviso la vita alla macchia, nascosto e aiutato i loro uomini.

Sono donne del Sud che hanno scritto una pagina proibita di storia. Donne, madri, sorelle, spose che un'opportuna sbianchettata ha eliminato dagli archivi storici, non riuscendo però a vanificare lo sforzo fatto da queste partigiane del passato, che hanno partecipato in maniera attiva e passionale ad un momento tragico della nostra storia.


Il Grido di un Popolo


Io ora non combatto per rubare e per farmi ricco, ma per l'emancipazione dei contadini, per affrancarli dalle servitù, dalle decime, dai terraggi.


Nessuno ricorda mai gli sconfitti. Ma ogni tanto si affaccia un Giannone, un Cuoco e fa giustizia. Cent'anni dopo i fatti, magari.


L'idea di uno Stato in cui fossero i contadini a governare non morì.


Raffaele Nigro


I fuochi del Basento



Quando il lamento di un popolo si trasforma in poesia; quando la rassegnazione si trasforma in fierezza; quando la memoria diventa consapevolezza

allora:

"Sempre nuova è l'alba"



... Non gridatemi più dentro,non soffiatemi in cuore

i vostri fiati caldi, contadini.

Beviamoci insieme una tazza colma di vino!

che all'ilare tempo della sera

s'acquieti il nostro vento disperato.

Spuntano ai pali ancora

le teste dei briganti, e la caverna -

l’oasi verde della triste speranza -

lindo conserva un guanciale di pietra...

Ma nei sentieri non si torna indietro.

Altre ali fuggiranno

dalle paglie della cova,

perché lungo il perire dei tempi

l'alba è nuova, è nuova...

Rocco Scotellaro



UOMO PRECARIO

Nasci bimbo nasci

piangi

continua a piangere

per fame

per necessità

per dolore imposto

da coloro che ti vogliono sfruttare

controllare

reprimere.



Picchia ragazzo picchia

picchia di più

di chi ti vuole annientare

sottomettendoti.



Fuggi uomo fuggi

fuggi il delirio vigliacco

di chi ti conquista

ti opprime

ti umilia

ti violenta

ti annulla.



Muori uomo muori

muori ma ricordati la tua sofferenza.

Crea la tua morte.

Siamo viviamo moriamo

cercando di essere.

P...

Legge Pica:


" Art.1: Fino al 31 dicembre nelle province infestate dal brigantaggio, e che tali saranno dichiarate con decreto reale, i componenti comitiva, o banda armata composta almeno di tre persone, la quale vada scorrendo le pubbliche strade o le campagne per commettere crimini o delitti, ed i loro complici, saranno giudicati dai tribunali militari;


Art.2: I colpevoli del reato di brigantaggio, i quali armata mano oppongono resistenza alla forza pubblica, saranno puniti con la fucilazione;


Art.3: Sarà accordata a coloro che si sono già costituiti, o si costituiranno volontariamente nel termine di un mese dalla pubblicazione della presente legge, la diminuzione da uno a tre gradi di pena;


Art.4: Il Governo avrà inoltre facoltà di assegnare, per un tempo non maggiore di un anno, un domicilio coatto agli oziosi, ai vagabondi, alle persone sospette, secondo la designazione del Codice Penale, nonché ai manutengoli e camorristi;


Art.5: In aumento dell'articolo 95 del bilancio approvato per 1863 è aperto al Ministero dell'Interno il credito di un milione di lire per sopperire alle spese di repressione del brigantaggio. (Fonte: Atti parlamentari. Camera dei Deputati)


sabato 12 marzo 2011

150 anni fa la ragione di stato ci ha cacciato dalle nostre terre, deriso,umiliato,calpestato,affamato,arrestato, trucidato.
"Calpestati ci vendicammo."


venerdì 11 marzo 2011

ER VENERDì

Oggi è venerdì! Quindi me ne vado alla Tana a Villa Gordiani a famme na magnata co l'artri come me e cor sorbetto de musika nostra.
Bella SE Beccamo stasera!
APERITIVO DELLA PLEBE DEL VENERDì H21.00
Musica Tanara a Surprise.
LABORATORIO SOCIO-CULTURALE TANA LIBER@ TUTT@

SOTT.LIBERA como siempre

venerdì 25 febbraio 2011

VENERDI PLEBEO

Anche questa sera Come ogni venerdì Tanaro ci si rivede al laboratorio per un aperitivo e un "po" di buona musica. Come sempre nella logica della tana nessuna sottoscrizione imposta all'entrata!
e allora a stanotte ribelli della metropoli!

mercoledì 23 febbraio 2011

A Silvio

SILVIO, RIMANI ANCOR

NELLO SPUTTANAMENTO D'OGNI GIORNALE

QUANDO E' OGNI TUO MALE

NEI PROCESSI TUOI DA CUI FUGGIVI

E TU, NANO E RIFATTO,AL LIMITARE

DELL'ILLEGALITA' SALIVI?

PARLAN LE BELLE

ESCORT,E LA GENTE D'INTORNO

DEL TUO MOSCETTO MEMBRO

ALLOR CHE L'OPRE FEMMINIL GODEVI

SEDEVI, ASSAI CONTENTO

A QUELLE CENE SORDIDE CHE OFFRIVI.

ERAN I GIORNI DEL PORCO: E TU SOLEVI

COSI' MENARE IL GIORNO.

IO I LAVORI PESANTI

TALOR FACEVO E SUDAVO PER CAMPARE

NORMALE CITTADINO

DI ME PRENDEVI

DI TASSE UNA CATERBA

D'IN SU DA ARCORE NELLA TUA VILLA BELLA

RIDEVAN LE DONZELLE ALLA TUA VOCE

E CON MAN VELOCE

S'INDUSTRIAVANO NELLA FATICOSA IMPRESA.

MIRAVI AD ELLA IL SENO

LE VIE PELOSE E GLI ARTI

E QUINCI TU PAGAVI LA MINORE.

LINGUA MORTAL NON DICE

CHE SCHIFO CHE MI FAI.

PERCHE' NON TE NE VAI

NON TI DIMETTI O SILVIO MIO?

QUAL'OR CI APPARIA

DI FEDE IL BRUTTO MUSO, E MORA!

QUANDO CI PENSO A COTANTO GRUPPO

MI VIEN DA VOMITARE

PER LE FANCIULLE ACERBE

E TORNAMI A DOLER STOMACO E BILE.

E PREMIER, OH PREMIER

PERCHE' NON RENDI POI

QUEL CHE PROMETTESTI ALLOR? PERCHE' DI TANTO

INGANNI I CITTADINI TUOI?

TU PRIA CHE FOSSI ELETTO IN QUELL'INVERNO,

DA UNA POPOLAZIONE CIECA E CONVINTA

CON LA MAFIA FACEVI COMUNELLA, E GIA' VEDEVI

COME FREGAR GLI ITALIANI TUTTI:

LE MANI TI SFREGAVI

VOLEVI TU FUGGIRE ALLA PRIGIONE,

E CONTINUARE A FARTI I CAZZI TUOI;

COSI' ALLE DONZELLE AI DI' FESTIVI

PAGAVI AMORE.

ANCHE SE PERISSI FRA POCO

SAREBBER SEMPRE TROPPI GLI ANNI

DEI TUOI TURPI INGANNI

DA MALAVITOSO.AHI COME

ABBIAMO FATTO NOI

A SOPPORTARTI IN QUESTA' ETA' TAPINA

DI LACRIMATA SORTE.

QUESTA E' L'ITALIA? QUESTI

I DELITTI,LA MAFIA, L'OPRE, GLI EVENTI?

QUESTA LA SORTE DELLE UMANE GENTI?

ALL'APPARIR DEL VERO

TU MISERO CADRAI ( LO SPERO)

T'AUGURO LA FREDDA MANO DI CALOR IGNUDA

COM'UNICO SOLLAZZO!

venerdì 18 febbraio 2011

mercoledì 16 febbraio 2011

Il pala_bordello

La Minetti e la Carfagna
una bela e l'altra lagna
poi c'è la Santanchè
che di peggio non ce n'è.
Ed in mano alla Gelmini
gli studenti son tapini,
non conosce l' A B C
deve andare via da qui.
Prestigiacomo la segua
per favore ci dia tregua!
Grazie grazie Berlusconi
oltre che a tanti coglioni
senza tema in un momento
ci hai riempito il Parlamento
di galline senza un cervello
trasformandolo in un bordello.
Scacco al re che non è matto,
solo porco, questo è il fatto.
Quel che è poco normale
è votarlo il maiale.
Se smettiamo di belare
forse lo possiam cacciare!

venerdì 11 febbraio 2011

Venerdì Tanaro

Come ogni venerdì anche oggi Serata plebea alla Tana che c'è e libera tutte/i
Come sempre l'entrata è libera se beve e se magna in compagnia per condividere un'ulteriore serata di condivisione del poco e ridotto tempo libero che ci resta da vivere in questo sistema di sfruttamento che è il capitalismo.Partecipa alla serata organizzata per sostenere le iniziative di uno spazio socio-culturale auto-gestito che resiste insieme a voi. Siete tutti invitati/e
INIZIO H 21.00 ENTRATA SOTTOSCR. LIBERA via Giorgio Pitacco N°44-45 (Tram 5-14-19 fermata Telese)
11/02/011

giovedì 3 febbraio 2011

domenica 30 gennaio 2011

SORELLE D'EGITTO

Noi "aiuteremo" veramente le donne islamiche nella comune battaglia contro il "burqa" asfissiante dell’imperialismo e per l’emancipazione da ogni costume reazionario che preserva e perpetua l’oppressione della donna. Noi saremo veramente al fianco delle donne arabo-islamiche quando esse potranno vedere qui in Occidente non solo eserciti aggressori e repressione poliziesca ma anche un movimento di oppresse e sfruttati che lottano contro di essi. E così facendo potremo iniziare ad imporre la nostra voce anche ai nostri uomini, contro i loro miseri privilegi, catene sociali per gli stessi sfruttati di sesso maschile.

La storia ci insegna che, pur indossando il velo, le donne islamiche non hanno esitato a partecipare in prima fila alla lotta contro l’imperialismo, portando avanti al tempo stesso la battaglia per la propria emancipazione, e nella lotta hanno iniziato a togliere il velo come conquista della rivoluzione sociale, anti-coloniale e anti-imperialista
Se qui noi sapremo fare fino in fondo la nostra parte, esse continueranno con vigore la battaglia e, quando toglieranno di nuovo il velo, non sarà certo per concedersi da vinte ai padroni occidentali -come i "liberatori" agognano inutilmente da sempre-, ma per saldare il conto alla dominazione imperialista e all’oppressione della società patriarcale, con le sue odiose derivazioni.
Le donne dei popoli oppressi e le donne dell’Occidente troveranno la loro vera liberazione battendosi insieme e insieme ai propri fratelli di classe uomini per una nuova comunità umana, liberata da ogni distinzione di classe, di razza, di sesso.
Le donne africane, le donne arabe, le donne palestinesi ,tutte queste donne, come tutte le altre donne di mondi altri, hanno davanti a loro cambiamenti, e lo sanno. Perchè il futuro è nel cambiamento di condizione delle donne, la civiltà di un paese si qualifica sulla condizione che in quel paese vive la donna che lo abita e queste donne sanno che hanno bisogno di elevare la qualità di vita dei loro paesi, e lo sanno anche i loro uomini, anche se secoli di tradizioni faticano a far prendere la strada, a far camminare i sogni, che diventano così obiettivi.
Noi donne di questo nostro paese abbiamo camminato sogni, abbiamo raggiunto obiettivi, e non è passato così tanto tempo, le date parlano chiaro, votiamo dal 1946, il nuovo diritto di famiglia del 1994, la legge sulla violenza sessuale che ci riconosce come corpo, non più come oggetto turbativa della morale pubblica è del 1997e in mezzo ci sono divorzio e legge sulla tutela della maternità
Abbiamo camminato tanti sogni, ora qualcuno li sta calpestando ... non permettiamolo, riprendiamoci la nostra dignità di donne, che non significa rinunciare alla libertà del corpo, ma non permettere che il corpo sia oggetto di bieca mercificazione che viene confusa con falsa libertà.
Abbiamo tutti gli strumenti per poterlo fare, le nostre sorelle di altri mondi ne hanno molto meno .... uniamoci in un cerchio simbolico per scambiare i saperi e crescere in questi saperi, tutte e tutti.


sabato 29 gennaio 2011

Un giorno di lotta

Manifestazione per le vie del centro, oggi a Roma, indetta dai Cobas che aderiscono allo sciopero dei metalmeccanici della Fiom Cgil. A sfilare in corteo da Piazza della Repubblica a Piazza Venezia insieme ai Cobas anche diverse organizzazioni studentesche.
SCIOPERO unitario CONTRO LE BUFFONATE PARLAMENTARI E ISTITUZIONALI di Destra E Di siNistra.
Solo la Lotta paga!
Con unitario non intendiamo che le posizioni nostre sono affini a tutte le realtà che vi partecipano, ma va inteso come unione tra studenti e lavoratori nella lotta contro il sistema balordo e tutti i suoi figli e aguzzini, per dimettersi dall'essere sudditi e tornare ad alzare la testa.

Cortei in 18 città, un grande livello di adesione dei lavoratori. La giornata di scioperi del 28 gennaio, tra manifestazioni della Fiom e mobilitazioni del sindacalismo di base, aveva tutte le caratteristiche per fare notizia, soprattutto considerando l'unione con gli studenti italiani come un segnale di desiderio di cambiamento.
E' stata invece ignorata completamente dai mass media, mentre da dove meno ce lo aspettavamo è arrivata una grande lezione che non può, non deve essere ignorata.



Purtroppo ancora troppo imbevuto di islam retrogrado, ma desideroso di libertà vera, condivisa da tutti, l'Egitto ieri ha alzato la testa. Speriamo di vedere una nuova alba sorgere per tutti e magari proprio da quei paesi che giudicavamo più arretrati e sopiti alla democrazia. Noi possiamo sostenere a distanza, e tenere le orecchie aperte e il cervello attaccato, per aiutarli come possiamo, da questo nostro sfigato paese, che si trastulla indegnamente in polveroni zoccoleschi, che non interessano a nessuno, mentre il mondo corre veloce, verso obiettivi ideali e mentre altri popoli, soffrono per guadagnarsi ciò che noi potremmo avere già. Noi che siamo anestetizzati, in gran parte, succubi delle storie che il giullare ci ha venduto in questi anni, possiamo finalmente svegliarci e capire, guardando a sudest, più o meno dove sorge il sole ogni mattina.
Così finisce che importiamo modalità e sperimentazioni di dignità da inaspettati maestri, in un’asse simbolica che ci piace guardare dal davanzale frustrato della nostra appartenenza al mondo. La gente del Cairo, l’esercito che si “consegna” allegoricamente, la protesta per il pane che assume il senso e la volontà di un’azione per abbattere un regime, vogliamo vederli in un unico contesto globale insieme agli operai in piazza ieri e agli studenti che reclamano futuro e alle donne offese e agli uomini ingiuriati di questo nostro Paese che il bisogno non ha ancora affrancato dalla servitù morale, ma che presto provvederà temo a svegliare bruscamente.
Un grosso schiaffo ieri al capitalismo che pare cominciare a svanire davanti alla sua impossibilità di rompere la spirale della storia che ruota intorno all’intollerabile ineguaglianza, insopportabile per chi si trova dalla parte sbagliata, una parte che geograficamente e moralmente si estende sempre di più. Dimostrando che è impossibile consolidare la libertà dei più forti limitando quella dei meno forti, non possiamo più ignorare che la schiavitù finora sapientemente distribuita e mediaticamente occultata sta per diffondersi secondo nuove terribili e inattese regole distributive.
Questo non deve succedere e la dignità d'Egitto ieri ci ha dato un fiero esempio di come impedirlo, perchè il popolo unito fa paura e questo non va dimenticato mai!

La preghiera di una ragazzo egiziano dal web:

I pray for the Egyptian people to buld a free and democratic Egypt. That they will separate religion from the state in order to lead the way for the rest of the Arab world, which is destined for true and much needed changes.

Prego che il popolo egiziano sappia costruire un Egitto libero e democratico,separando la politica dalla religione e che possa essere di esempio a tutto il mondo Arabo che è destinato a grandi e veri cambiamenti.

giovedì 27 gennaio 2011

Il giorno dell'Ossimoro

Per più di trent'anni l'esercito israeliano ha usato un ossimoro per descrivere la propria azione nei territori palestinesi che si trovano sotto la sua autorità dal giugno 1967:

«l'occupazione liberale».

Questo costrutto semantico fa il paio con altri ossimori dello stesso genere, come

«purezza delle armi»

o

«Stato ebraico e democratico».

Oggi è il giorno della memoria e in molti se ne riempiono la bocca, postando su internet brani del diario di Anna Frank o frasi del libro " Se questo è un uomo" di Primo Levi.

Oggi è il giorno dell'ipocrisia. Di quale memoria parlate?


La storia non insegna ma si replica ogni giorno. L'olocausto è anche oggi. Gli orrori si perpetuano. Gli errori si ripetono.


Ognuno è ebreo di qualcuno.


Quattro i morti sul lavoro solo oggi. Anche questo è Olocausto.


In 10 anni nelle carceri italiane sono morti oltre 1.700 detenuti, di cui 1/3 per suicidio


Anche questo è Olocausto.


Ogni volta che un pugno si abbassa, che sventola alta una nera bandiera, che mettiamo una croce su un partito di destra, ogni volta un altro ebreo entra nella camera a gas, un partigiano muore ancora sulle colline.
La memoria non sia viva solo per un giorno, ma sempre accesa nel cuore di chi crede ancora nella libertà.


Per non dimenticare la Shoà?
Per non perpetrare la Shoà, stavolta ai danni del popolo palestinese.
Perché le vittime di ieri non diventino mai più carnefici.

PER LA DIGNITA' E LA BELLEZZA DELLA VITA.
PER L’UGALE DIRITTO DI OGNI POPOLO allA LIBERTA'